Tristan: Martin Iliev, Isolde: Radostina Nikolaeva, Brangane: Bayasgalan Dashnyam, Marke: Angel Hristov, Melot: Veselin Milhaylov, Kurwenal: Biser Georgiev. Direttore: Constantin Trinks. Regia: Plamen Kartaloff. Scene: Miodrag Tabacki. Costumi: Leo Kulas. Luci: Andrei Hakdinjak. M°del coro: Violeta Dimitrova. Teatro Nazionale dell’Opera, 26 febbraio 2015.
Wagner è ormai di casa a Sofia. E’ora il turno di Tristan und Isolde, dopo la Tetralogia offerta per la prima volta in lingua originale nel corso di quattro stagioni e di cui si è puntualmente riferito su queste pagine, Anello che verrà riproposto integralmente in una sorta di ideale maratona durante la prima settimana del prossimo mese di luglio. Il fatto ha destato la curiosità dei wagneriani più fedeli, molti dei quali si spostano ormai facilmente in aereo -provvidenziali pure le compagnie low cost- anche di continente in continente, vista la presenza di un gruppo di fans asiatici. La musica, ancora una volta, unisce ed impera!
Naturalmente, come già per le precedenti produzioni, si tratta di uno sforzo all’insegna del “fai da te”, inteso come fatto in casa. In Bulgaria, per le voci -miniera di talenti- a Sofia, per lo sforzo produttivo. Plamen Kartaloff, direttore del teatro, anzi e meglio, “uomo di teatro”, è una sorta di Don Chisciotte che ama le sfide impossibili. Le affronta però, coi piedi sempre in terra. I suoi non sono fantasmagorici mulini a vento, anche se nell’assistere a questa recita, sua la regia, si è rimasti meravigliati dal gioco scenico e teatrale dovuto all’uso di carrelli e macchinari degni del più mirabolante teatro barocco, ma concepiti con le tecniche moderne, senza far sussurro per intenderci, creando effetti davvero stupefacenti.
L’impostazione è, ancora una volta, volutamente didascalica, come lascia intendere l’azione teatrale che si sviluppa su una base musciale che sottintende un tempestoso ululare di vento e minaccia di tempesta, dove ci spiega l’antefatto. L’incontro di “Tantris” ferito, accolto e curato da Isotta, il rapimento di quest’ultima. Il tutto appena accennato come in un evanescente sogno, che è pure la memoria e la nemesi di un percorso predestinato. La scena, firmata dal fantasioso Miograd Tabacki, è quindi minimale: formata da una piattaforma che si scompone, si inabissa, si alza, si piega in mille ed una prospettive e forme. Bellissimi i costumi disegnati da Leo Lukas, reinterpretazione di un mondo arcaico e medievale, ma con sensibilità moderna e cromatismi affascinanti. Fondamentali alla riuscita dello spettacolo sia le luci, perfettamente dosate da Andrei Haijdinjak, che le proiezioni del Multimedia Designer Georgi Hristov, che ci hanno trasportato in uno spazio cosmico, laddove l’amore ed il sentimento lasciano il campo aperto alla sovraumanità di una storia in cui, comunque, non si rinuncia alla passione travolgente. Vanno citati Hristov Namliev, che ha creato il Musical Design del Prologo, e Kamen Ivanov, Maestro d’armi nel duello tra Tristano e Mellot, in cui il primo, di fatto, si lancia sulla spada impugnata dall’attonito falso amico.
A fronte di un risultato teatrale coinvolgente, abbiamo avuto una resa musicale altrettanto emozianante. Innanzi tutto lode alla superlativa orchestra che negli anni ha acquistato una consapevole specificità, lavorando sodo e perfezionandosi con tenacia. Ottimo anche, nei suoi interventi, il coro maschile istruito dall’infaticabile Violeta Dimitrova. Il merito della splendida riuscita, va ascritto alla giovane, ma già lanciatissima bacchetta di Costantin Trinks. Maestro attivo soprattutto in Germania, a Dresda ha diretto importanti produzioni, che recentemente è approdato anche da noi, in Italia a Palermo, dirigendo la novità di Henze Gisela!. La sua è stata una lettura raffinata, sottile, attenta ai dettagli, con un occhio sempre vigile al palcoscenico, qui senza buca di suggeritore, ma il team è formato da una miriade di solerti Maestri, tra cui citiamo Vera Petrova e Vera Beleva, Yulia Krasteva, Teodora Hristova, Vladimir Gorchakov, Stefka Georgieva, Yolanta Smolyanova e Milen Stanev. Trinks non ha mai perso di vista le ragioni del canto, sostenendo sempre le voci, chiamate come ben si sa a immane sforzo, premiato, alla fine, da un successo vibrante.
Trionfo che ha accolto i protagonisti, sui quali va fatta una necessaria premessa. Risaputamente il Tristano comporta la disponibilità di due protagonisti d’eccezione. Qui, a Sofia e nel corso di recite ravvicinate, si sono allineati ben due tenori e addirittura tre soprano per il ruolo di Isotta, tenendo conto che tutti gli altri ruoli avevano, comunque, un doppio. Alla “prima” il cast, completamente nazionale -ma preparato con estrema cura dal veterano Richard Trimborn, pure in palcoscenico e festeggiatissimo alla fine- ha allineato tre fuoriclasse. Tutti, per altro, al loro debutto di ruolo. Tristan è stato interpretato con solida vocalità, fermezza e tenuta, timbro colore ambrato in zona centrale e squillante in acuto, dal bravissimo Martin Iliev, che è stato già apprezzato Sigfrido, tanto nel Siegfried quanto nel Gotterdammerung nella Tetralogia. Anche scenicamente non scherza, per la presenza atletica ed una forza nella recitazione che hanno reso benissimo anche nel terzo sfibrante atto, ivi compresa l’esaltazione che precede la morte nell’annuncio dell’arrivo dell’amata Isotta. Questa era la radiosa Radostina Nikolaeva (ma si dice un gran bene anche delle altre due: Tsevtana Bandalovska e Marina Zvetkova) la quale, oltre ad avere un timbro accattivante, ha un’ammirevole capacità di modulare il suono che, alla bisogna, si fa potente nell’acuto, lanciato di forza e tenuto spavaldamente. Ha sedotto il pubblico, in questo suo primo approccio, per la intensa e partecipe recitazione, culminata nel fatidico momento della “trasfigurazione” in un improvviso volo, in bilico su una piattaforma, nell’abbraccio finale con Tristan, ormai spiritualmente unito a lei verso il cielo: bellissimo e struggente effetto. Terza relativa sorpresa, per chi non l’avesse udita eccezionale Brunilde in Siegfried, il soprano Bayasgalan Dashnyam nel ruolo di Brangane, la fida e solerte amica e ancella, dalla voce potente, da soparno Falcon per intenderci, che bene si addice al ruolo: giustamente applauditissima. Ben integrati, sia musicalmente che scenicamente l’accorato, ma autorevole Re Marke di Angel Hristov, il viscido ed insinuante Melot di Veselin Mihaylov y l’ottimo Kurwenal di Biser Georgiev. Un’altra scommessa vinta!